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Mirad’Or. Il padiglione dell’arte costruito sull’acqua

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05/07/2021

A Pisogne, sul Lago d’Iseo, uno spazio pubblico che invita a riflettere sul valore dell’arte in relazione al paesaggio

L’acqua è movimento, mistero, contemplazione, è l’elemento essenziale della nostra vita, e la sua presenza nell’arte e nelle varie declinazioni dell’architettura è immensa e preziosa.

Una palafitta immersa nell’incantevole Lago d’Iseo, il Mirad’Or, diventa oggi sede di un percorso espositivo che accoglie opere d’arte fruibili giorno e notte. A inaugurare questo nuovo progetto, forte di anni di presenze di importanti artisti (5 anni fa il lago ha accolto l’opera the Floating Piers di Christo, richiamando migliaia di visitatori), oggi è Daniel Buren, illustre protagonista dell’arte concettuale che del rapporto tra l’opera, il suo ambiente e il contesto sociale ha fatto il suo cavallo di battaglia. L’arte contemporanea si inserisce dunque in un territorio di storia e tradizioni, con cui dialoga in continuità, inquadrandone il paesaggio e fornendo una nuova chiave di lettura.

Le quattro opere luminose di Buren sono le prime ad avviare il progetto artistico nel piccolo padiglione, disegnato dall’architetto Mauro Piantelli di De8_Architetti, che sorge sull’acqua in corrispondenza del porto medievale poi divenuto lavatoio pubblico di Pisogne, e di cui ancora oggi si possono osservare le antiche pietre del lavatoio che affiorano come immobili testimoni della storia del luogo.

Dopo Daniel Buren, al Mirad’Or saranno accolti artisti che potranno esporre le proprie opere all’interno del padiglione e anche all’esterno. Grazie alla sua posizione e conformazione, Mirad’Or si integra nell’ambiente circostante e ne valorizza il passato artistico millenario. Qui l’arte si è espressa fin dall’età del Bronzo con le incisioni rupestri, per arrivare alle costruzioni medievali fortificate, come la grande Torre del Vescovo, fino agli affreschi del Quattrocento e del Cinquecento contenuti nella chiesa della Madonna della Neve e nella pieve, realizzati da Pietro di Cemmo e da Girolamo Romanino.

Il Lago d’Iseo, Brescia e l’arte contemporanea

La provincia bresciana non è nuova agli interventi di artisti contemporanei: dopo Mimmo Paladino (con il percorso Ouverture a Brescia, nel 2016), Anish Kapoor (con il riallestimento della Pinacoteca Tosio Martinengo), Francesco Vezzoli (tra poco in Pinacoteca), e la già citata installazione fluttuante di Christo (The Floating Piers).

Fino al 30 settembre 2021, al Mirad’Or si potranno ammirare le opere dell’artista francese, chiamato per primo a interpretare il padiglione all’interno del programma ideato dal direttore artistico Massimo Minini. Sono due grandi dittici, quattro corpi luminosi visibili di giorno e di notte, visibili sia da vicino sia da lontano, per una ancor migliore percezione, ad esempio dalla riva opposta del lago.

I teli in fibra luminosa a righe verticali di 8,7 cm (care all’artista sin dagli anni ‘60) danno vita a un dialogo concettuale fra l’opera d’arte e le nuove potenzialità della tecnologia e della fibra ottica, diventando anche fonte di luce per lo spazio circostante. Questo intervento risponde perfettamente al desiderio di oggettività di Buren accentuando il carattere impersonale del suo lavoro, a partire da un registro visivo estremamente semplice e banale, che induce lo sguardo dell’osservatore a spostarsi dall’opera all’ambiente fisico e sociale in cui è inserita.
Come sottolinea l’architetto Mauro Piantelli: “Per il filosofo tedesco Hans-Georg Gadamer l’essenza dell’esperienza temporale dell’arte sta nell’imparare a indugiare. Mirad’Or è proprio questo, uno spazio pubblico dove la possibilità d’indugiare è amplificata. È un piccolo padiglione pensato per l’arte contemporanea, ma anche un belvedere che inquadra, e quindi svela, il paesaggio. Una sorta di ‘nuvola’ bianca appoggiata sul lago quasi a protezione dei resti dell’antico lavatoio che riflette la luce dell’acqua e del cielo, quella luce così unica del lago d’Iseo, la luce perfetta per indugiare, forse la contropartita a noi adeguata di ciò che si chiama eternità”.

 

Nathalie Anne Dodd

 

Crediti fotografici:
Immagini di Mirad’Or: Ph Michele Nastasi
Foto di Daniel Buren: Ph Sébastien Veronese

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