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Montagne, immensi serbatoi d’acqua da salvare

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20/02/2020

Gli scienziati lanciano un nuovo allarme: le riserve idriche d’alta quota non riescono più a soddisfare la domanda dell’uomo

L’acqua che scivola giù dalle montagne non è infinita. La crisi climatica e l’impatto antropico sull’ambiente, come al solito, stanno mettendo a serio rischio l’antica dinamica della domanda e dell’offerta. Le montagne – con i ghiacciai, le riserve e le zone umide – ormai non riescono quasi più a stare al passo con la richiesta dell’uomo. E il problema non è di poco conto. Basti pensare che con l’acqua generata dalle montagne ci vivono circa 2 miliardi di persone, cioè il 25 per cento della popolazione mondiale. Una ricerca appena pubblicata su Nature e condotta da 32 scienziati, con la collaborazione e il supporto di Rolex Perpetual Planet e National Geographic, ha dimostrato che le cosiddette torri d’acqua più importanti del mondo, che sono in tutto 78, non sono più in grado di soddisfare la domanda dell’uomo.

La ricerca del team capitanato dagli scienziati olandesi Walter Immerzeel e Arthur Lutz si è concentrata in particolare sulle condizioni attuali di 78 sistemi idrici che dipendono dai ghiacciai e dalle montagne. Il risultato è che, come riportato anche da Repubblica.it, a causa «delle minacce dei cambiamenti climatici, della crescita della popolazione, della cattiva gestione delle risorse idriche e di altri fattori geopolitici, le riserve d’acqua sono ad alto rischio ed è essenziale sviluppare politiche e strategie internazionali di adattamento specifiche per la montagna». Per comprendere meglio le dimensioni del rischio si può fare un esempio: il fiume Po, che serve circa 21 milioni di persone tra Italia, Francia e Svizzera. Invece l’Indo, in Asia, fornisce l’acqua a un qualcosa come 235 milioni di persone che vivono tra Cina, India, Afghanistan e Pakistan. Ed è proprio qui, nella catena dell’Himalaya, che la situazione appare ancor più complicata, con le riserve idriche che si stanno man mano riducendo. Lo scienziato Bethan Davies, dell’università di Londra, ha dunque messo in guardia: «Quando parliamo del cambiamento climatico e della perdita di ghiaccio, gran parte della narrazione è troppo incentrata sull’innalzamento del livello del mare. Nei prossimi cento anni, però, i cambiamenti climatici influenzeranno l’acqua potabile delle persone, l’acqua per l’energia e per l’agricoltura. Dobbiamo adottare urgenti strategie di mitigazione o dovremo affrontare gravi carenze idriche».

 

Dario Budroni

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