Monumenti Aperti, alla scoperta della storia della Sardegna
Tutto quello che c’è da sapere sulla nuova edizione della manifestazione, a cominciare dal ritorno in presenza
Edizione numero 25. Un numero speciale per un evento straordinario per la Sardegna e non solo. Monumenti Aperti da quest’anno assume inoltre un significato particolare. Aprire significa condividere, riunirsi, e ritrovare quel legame con il territorio che dall’anno scorso è rimasto sospeso a seguito di questa pandemia. Un segnale importante che arriva da uno degli appuntamenti più attesi. «Dopo un anno e mezzo difficile – afferma Massimiliano Messina, presidente dell’associazione Imago Mundi OdV – non possiamo ancora, purtroppo, definire il 2021 un anno post-pandemico, avremmo voluto festeggiare la 25esima in un clima più sereno. Ma ci siamo». Si parte, dunque. Una notizia che farà piacere a chi ha segnato Monumenti Aperti sul proprio calendario. Un appuntamento che dal 1997 è cresciuto fino a coinvolgere le principali località italiane. Dalla prima edizione a Cagliari non si è più fermata, cambiando il modo di percepire la cultura in un’isola che ne ha in abbondanza. Le tradizioni vanno celebrate come se fosse un grande momento di festa; un approccio che sta funzionando visto il successo non solo in Sardegna, ma anche nel resto del Paese.
I numeri
4 milioni di visite guidate. 160.000 studenti. 60.000 volontari. 1.700 monumenti. 160 comuni non solo della Sardegna, ma di tutta Italia. Il vero dato positivo è il ritorno in presenza, con i ragazzi che torneranno a visitare i luoghi più suggestivi in Regione e Italia. Per questa edizione la Sardegna offre 111 monumenti, a cui si aggiungeranno 32 itinerari tematici che permetteranno ai partecipanti di scoprire il territorio in tutta la sua essenza. Non proprio una passeggiata, almeno sul fronte organizzativo, ma per questo entreranno in gioco 60 scuole e 9000 volontari di 107 associazioni. Non per ultimi, ci sono i 27 comuni. Ancora lontano rispetto al periodo pre-Covid, ma tra i nomi figurano alcune novità interessanti come Castelsardo, Genoni, Ossi, Serrenti e Tissi. Segno che anche in questa occasione non ci si ferma mai.
Le date
Il calendario mostra infatti i principali appuntamenti di Monumenti Aperti, con la partenza prevista per il 23-24 ottobre a Cossoine e Gavoi. Il tutto proseguirà in un tour che toccherà Bosa, Castiadas, Genoni, Iglesias, Oristano e Villaputzu (30-31 ottobre), per poi balzare direttamente in Piemonte, precisamente a Santo Stefano Belbo (6-7 novembre). Il 13-14 novembre si torna a Cagliari, ma il viaggio, credeteci, è ancora agli inizi. Neoneli, Ploaghe, Pula, San Gavino Monreale e Quartu Sant’Elena attendono studenti e visitatori il 20-21 novembre; e la settimana dopo (27-28 novembre) è il turno di Cuglieri, Monastir, Porto Torres e Serrenti. E si arriva all’ultimo mese dell’anno, dicembre, con un bagaglio culturale impressionante. Monumenti Aperti vuole però chiudere alla grande con Alghero, Cantù, Castelsardo, Como, Montorfano (Lombardia), Muravera, Ossi, Padria, Sant’Antioco, Selargius, Tissi e Uta (4-5 dicembre); e Bitonto, Ferrara e Roma, previsti per l’11-12 dicembre.
Le novità, fuori dall’isola
In mezzo a tutta questa scelta ci sono delle grandi novità. Ferrara, ad esempio, coinvolgerà un gruppo di 600 studenti di 7 istituti scolastici in un programma incentrato sull’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto. Un racconto che passerà per 20 monumenti mostrati in diretta streaming sui principali canali social e su YouTube. Dalla Puglia arriva invece Bitonto, che cercherà di mostrare le bellezza del suo centro storico a 250 studenti, 50 insegnanti e 60 volontari, per un totale di 6 scuole primarie e 5 secondarie. C’è poi il Santo Stefano Belbo, con il suo omaggio alla poetica di Cesare Pavese grazie al supporto della Fondazione e degli studenti della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo. La Lombardia non poteva mancare. Tre edizioni consecutive con tre comuni (Cantù, Como e Montorfano) che si cimenteranno in una ricerca sulla loro storia, dal periodo medioevale al razionalismo comasco. Tutte le strade portano poi a Roma, che con l’Ecomuseo Casilino Ad Duas Lauros porta Monumenti Aperti fino alla capitale attraverso un progetto di patrimonializzazione partecipata e geografia emozionale realizzato dal “Liceo Kant”.
Riccardo Lo Re