Nanoclay, l’argilla che trasforma il deserto in giardino
I terreni contribuiranno a ridurre le emissioni di CO2 e a diminuire le temperature del territorio fino a 15°C, sostituendo la terra alla sabbia
Quaranta giorni per trasformare il deserto in un giardino. È successo a marzo in un angolo degli Emirati Arabi – un paese che deve importare il 90% dei suoi prodotti freschi – grazie al solo aiuto di argilla e acqua nelle giuste proporzioni. Sembra quasi una parabola biblica, e invece il miracolo qui è tutto della scienza.
La compagnia norvegese Desert Control ha infatti sviluppato uno speciale processo di recupero del suolo – completamente naturale e senza l’uso di additivi chimici – denominato Nanoclay, che consiste in un particolare composto di acqua e argilla, da usare come fertilizzante naturale nelle improduttive aree desertiche. Nanoclay trae ispirazione dalle acque alluvionali del Nilo, che fin dai tempi antichi trasportavano dal bacino idrografico dell’Africa orientale minerali, sostanze nutritive e, soprattutto, particelle di argilla, che alimentavano e nutrivano le terre del delta. La mistura, applicata tramite i metodi di irrigazione tradizionali, aggiunge così uno strato di argilla spesso 1,5 nanometri alla superficie delle particelle di sabbia. Questa copertura permette all’umidità di legarsi al terreno sabbioso, conferendogli il carattere assorbente e tratti paragonabili a un terreno agricolo di alta qualità, con requisiti di irrigazione inferiori e rese più elevate. Inoltre, l’argilla così distribuita ha anche la capacità di incentivare la simbiosi tra le piante delle colture e particolari funghi micorrizici, che attaccandosi alle radici forniscono acqua e nutrienti in quantità. «L’argilla imita la materia organica nella sua funzionalità, aiutando il suolo a trattenere l’acqua e consentendo alla flora di prendere piede» ha spiegato Ole Sivertsen, CEO di Desert Control «Una volta che le particelle di argilla stabilizzano le condizioni e contribuiscono a rendere biodisponibili i nutrienti, si possono piantare le colture dopo sette ore».
La Nanoclay può essere utilizzata con risultati efficaci in qualsiasi regione geografica a terreno sabbioso: negli Emirati Arabi Uniti, per esempio, i test sul campo effettuati ad Al Ain presso Abu Dhabi hanno documentato un incremento del 108% nell’estensione delle colture rispetto all’area di controllo e un risparmio idrico totale del 50-70%, mentre le ricerche condotte in Egitto hanno portato a un aumento nella produzione di grano quattro volte superiore alla norma. Ma l’impatto ambientale della Nanoclay va oltre il solo utilizzo agricolo. Irrigando e sostenendo il terreno, si può evitare l’erosione del suolo e arrestarne così la desertificazione, risparmiando al contempo le risorse e i costi di irrigazione grazie alle capacità dell’argilla di ritenere i liquidi. E i terreni così salvati contribuiranno a ridurre le emissioni di CO2 di 15/25 tonnellate per ettaro e a diminuire le temperature superficiali del territorio fino a 15°C, sostituendo la terra alla sabbia. Usando le stesse parole di Desert Control, Nanoclay può dare un nuovo significato alla parola sabbia: speranza. “Per far ritornare il mondo un luogo verde”.
Francesco di Nuzzo