Objects of Desire
Surrealismo e Design in una grande mostra al Vitra Design Museum
È il 1924 quando André Breton diventa poeta e teorico di un nuovo manifesto per l’arte e la letteratura a cui aderiscono numerosi artisti, scrittori e cineasti, il Surrealismo.
Il mondo dell’inconscio, i sogni e le ossessioni sono alcune delle ispirazioni a cui i surrealisti attingono per dare vita a una corrente che ha nell’arte e nella letteratura massima espressione, ma che sconfinerà in più campi: fra questi lo studio degli oggetti di uso quotidiano, che assumono un ruolo centrale attraverso la loro distorsione, ibridazione o riformulazione, spesso in chiave ironica.
Il Surrealismo a partire dagli anni Trenta del XX secolo influenza anche il Design, interessando arredamento, grafica, moda, cinema e fotografia, e dagli anni ’40 diviene un vero movimento di tendenza che ancora oggi offre molteplici spunti di ispirazione, attingendo sia dal mondo dell’immaginazione che dal quotidiano, nei riguardi del quale ha un approccio innovativo e sovversivo.
I continui e affascinanti rimandi fra opere d’arte e oggetti di design sono al centro della mostra Objects of Desire, in corso al Vitra Design Museum di Weil am Rhein fino al 19 gennaio 2020, e offrono una panoramica assai ampia dell’influenza fra l’arte surrealista e il design a partire dagli anni Trenta, giungendo fino alla contemporaneità con progetti di Iris van Herpen, Front, Konstantin Grcic, Odd Matter e Critical Design, che indagano il mondo delle nuove tecnologie e la loro relazione con la realtà celata di sogni, miti e ossessioni.
Tra i numerosi e importanti prestiti provenienti dal campo delle arti visive sono esposti i dipinti Il modello rosso (1947 o 1948) di René Magritte, Mezza tazza gigante sospesa ad un inesplicabile pendaglio alto cinque metri (1944/45) di Salvador Dalí e Foresta, uccelli e sole (1927) di Max Ernst, ma anche esempi di ready-made come Scolabottiglie (1914) di Marcel Duchamp o Regalo (1921) di Man Ray.
La mostra si apre con una rassegna sul Surrealismo dagli anni Venti agli anni Cinquanta, in cui si evince quale sia il ruolo svolto dal design nello sviluppo del movimento. Artisti come René Magritte e Salvador Dalí cercarono di cogliere l’aura e il mistero degli oggetti di uso quotidiano ispirandosi alla pittura metafisica di Giorgio de Chirico mentre artisti come Meret Oppenheim o Man Ray, influenzati dai ready-made di Marcel Duchamp, sperimentarono nuove forme scultoree creando oggetti assurdi con materiali e oggetti trovati a caso.
La ricerca del potenziale narrativo degli oggetti ha influenzato sin dagli anni Trenta designer e architetti come Le Corbusier. Quando, dopo l’ascesa del nazionalsocialismo e l’occupazione della Francia, diversi esponenti del surrealismo emigrarono negli Stati Uniti, il movimento iniziò a ispirare anche designer d’Oltreoceano, come Ray Eames e Isamu Noguchi. Nel 1942 Friedrich Kiesler utilizzò le idee surrealiste dello spazio per allestire gli interni della galleria di Peggy Guggenheim Art of This Century, a Manhattan, le cui forme biomorfe del mobilio esercitarono una grande influenza sul linguaggio organico del design americano del Dopoguerra.
La seconda parte della mostra esamina il modo in cui i surrealisti analizzarono gli archetipi degli oggetti quotidiani e misero in discussione i codici alla base delle nostre abitudini. Dopo il 1945 molti designer si applicarono a simili contesti, spesso basandosi sul ready-made: fra questi, Achille Castiglioni e il Radical Design italiano, di cui abbiamo esempi in Sassi (1967/68) di Piero Gilardi o nella poltrona Capitello (1971) dello Studio65, che evocano i frammenti di oggetti decontestualizzati di Salvador Dalí o Giorgio de Chirico. Negli anni Sessanta e Settanta anche artisti surrealisti come Man Ray o Roberto Matta utilizzarono nuovi materiali plastici per trasformare le idee surrealiste in sedie, poltrone e simili.
La terza parte della mostra è dedicata ad amore, erotismo e sessualità, temi centrali del movimento. Nel secondo Dopoguerra queste tematiche si fecero strada anche nell’architettura di interni come dimostrano gli allestimenti e il mobilio creati dal designer italiano Carlo Mollino o il Mae West Lips Sofa (1938) di Salvator Dalì, più tardi trasformato dallo Studio65 in Bocca (1970), il famoso divano a forma di labbra.
Il legame fra Surrealismo e Design fu particolarmente rilevante nel mondo della moda; la stilista Elsa Schiaparelli collaborò a più riprese con Salvador Dalì e i lavori di artiste donne si differenziarono da quelli maschili per andare al di là degli stereotipi di genere, risultando ancora oggi fonte di ispirazione per i designer contemporanei. Ne sono testimoni le sovversive fotografie di moda di Lee Miller, gli autoritratti androgini di Claude Cahun e l’assemblage César di Mimi Parent.
Anche la psicoanalisi di Sigmund Freud – che studiò gli intrecci fra amore ed erotismo e i sentimenti opposti di violenza, oppressione e distruzione – svolse un ruolo importante nell’ambito del Surrealismo. Questo aspetto è documentato dalle opere di Hans Bellmer, Wolfgang Paalen e altri, e trova riscontro negli oggetti di design di Gaetano Pesce, Maarten Baas o dello Studio Wieki Somers. La teiera High Tea Pot (2003) di Somers, dalla forma di teschio di suino ricoperta da una pelliccia di topo muschiato, disturba la nostra idea di confortevolezza in modo simile ad alcune opere di Meret Oppenheim, una delle surrealiste di maggior spicco.
L’ultima parte della mostra è incentrata sul “pensiero selvaggio”, l’interesse cioè per l’arcaico, il casuale e l’irrazionale, che fu interpretato dai surrealisti attraverso esperimenti con materiali e tecniche innovativi, come la “pittura automatica”, secondo una nuova logica formale spesso caratterizzata da forme traboccanti e fluide, come nei dipinti di Max Ernst o Yves Tanguy.
Un esempio paradigmatico della decostruzione delle forme nel design è rappresentato dal divano Pools & Pouf (2004) di Robert Stadler in cui un classico divano Chesterfield sembra sciogliersi come fanno gli oggetti nei dipinti di Salvador Dalí, o da Porca Miseria! (1994) il lampadario che sembra esplodere, di Ingo Mauer. O ancora nel videoclip di Hidden Place (2010) di Björk si hanno riferimenti surrealisti, quando una lacrima scorre lungo il viso della cantante, chiaro omaggio alla famosa fotografia di Man Ray Lacrime di vetro (1932 ca.).
Il Surrealismo ha dunque stimolato i designer a interrogarsi sulla realtà dietro ciò che è visibile e a realizzare oggetti che rompono con le abitudini e superano la banalità del gesto quotidiano; liberandosi dai rigidi vincoli del funzionalismo del design del Dopoguerra, il Surrealismo sposta il nostro sguardo dalla forma delle cose al messaggio spesso celato che esse sottintendono.
Objects of Desire, Vitra Design Museum, dal 28 settembre al 20 gennaio 2020, Charles-Eames-Str. 2, D-79576 Weil am Rhein, Germany
Nathalie Anne Dodd
Objects of Desire Surrealism and Design 1924 TodayDaniel Streat Visual Fields ©Vitra Design Museum Bocca sofa ©Gufram Studio65