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Pompei, trovata una tomba con dei resti umani mummificati

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20/08/2021

Appartenevano a un ex schiavo poi diventato ricco. Il suo scheletro è uno dei meglio conservati dell’antica città romana

Le scoperte sembrano davvero non finire mai. La città di Pompei non smette di far sgranare gli occhi agli studiosi e anche ai profani della storia e dell’archeologia. Nella necropoli di Porta Sarno, a est dell’antico centro urbano di età romana, è stata infatti appena trovata una antica sepoltura con all’interno i resti mummificati, con tanto di capelli, di un individuo di sesso maschile. Sulla lastra marmorea posta sul frontone della tomba è stata poi trovata anche l’iscrizione commemorativa del proprietario: Marcus Venerius Secundio.

Quella messa a segno negli ultimi giorni è una straordinaria scoperta avvenuta nel corso di una campagna di scavo promossa, nell’area della necropoli di Porta Sarno, dal Parco Archeologico di Pompei e dall’Università Europea di Valencia. «Pompei non smette di stupire e si conferma una storia di riscatto, un modello internazionale, un luogo in cui si è tornati a fare ricerca e nuovi scavi archeologici grazie alle tante professionalità dei beni culturali che, con il loro lavoro, non smettono di regalare al mondo risultati straordinari che sono motivo di orgoglio per l’Italia» commenta entusiasta il Ministro della Cultura, Dario Franceschini. La struttura sepolcrale, risalente agli ultimi decenni di vita della città, è costituita da un recinto in muratura, sulla cui facciata si conservano tracce di pittura. Molto interessante anche la ricostruzione della vita del proprietario della tomba, Marcus Venerius Secundio: uno schiavo pubblico e custode del tempio di Venere e che, una volta liberato, aveva poi raggiunto un certo status sociale ed economico, come emergerebbe non solo dalla tomba monumentale ma anche dall’iscrizione. Oltre a diventare Augustale, ovvero membro del collegio di sacerdoti dediti al culto imperiale, l’epigrafe ricorda infatti che diede ludi greci e latini per la durata di quattro giorni. «Ludi graeci è da intendere come spettacoli in lingua greca – spiega il direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel – È la prima testimonianza certa di esibizioni a Pompei in lingua ellenica, ipotizzate in passato sulla base di indicatori indiretti. Abbiamo qui un’altra tessera di un grande mosaico, ovvero la Pompei multietnica della prima età imperiale, dove accanto al latino è attestato il greco, all’epoca la lingua franca del Mediterraneo orientale. Che si organizzassero anche spettacoli in greco è prova del clima culturale vivace e aperto che caratterizzava l’antica Pompei».

A essere particolarmente eccezionali, iscrizione a parte, sono poi i resti di Marco Venerius Secundio. Il suo è infatti uno degli scheletri meglio conservati ritrovati nella città antica. Il defunto fu inumato in una piccola cella di 1,6 per 2,4 metri posta alle spalle della facciata principale, mentre nella restante parte del recinto sono state riscontrate due incinerazioni in urna, una in un bellissimo contenitore in vetro appartenente a una donna di nome Novia Amabilis. La sepoltura di Marco Venerius è dunque decisamente insolita anche per il rito funerario adottato, considerando che si trattava di un uomo adulto di più di 60 anni, come emerge da una prima analisi delle ossa ritrovate nella camera funeraria. Le caratteristiche della camera funeraria, che consisteva in un ambiente ermeticamente chiuso, hanno creato le condizioni per lo stato di conservazione eccezionale in cui è stato trovato lo scheletro, con capelli e un orecchio ancora visibili. «Bisogna ancora comprendere se la mummificazione parziale del defunto è dovuta a un trattamento intenzionale o meno – spiega il professor Llorenç Alapont dell’Università di Valencia -. In questo l’analisi del tessuto potrebbe fornire ulteriori informazioni. Dalle fonti sappiamo che determinati tessuti come l’asbesto venivano utilizzati per l’imbalsamazione».

 

Dario Budroni

 

Credit: foto dal sito ufficiale del Parco di Pompei

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