Robert Capa, 85 anni fa lo scatto nel quartiere Vallecas a Madrid
La fotografia immortalò il bombardamento dell’aviazione nazista durante la guerra civile spagnola. Qui nascerà un centro commemorativo
Robert Capa era certo di trovarsi vicino a una delle zone di conflitto che più sconvolse il Novecento. La guerra civile spagnola si rivelò, per certi versi, il primo epicentro di uno terremoto che dal 1939 causerà milioni di vittime. Tre anni prima, nel 1936, la scacchiera geopolitica era invece rivolta a ovest, in Spagna, dove il fronte repubblicano dovette in qualche modo fronteggiare l’avanzata nazionalista del generale Francisco Franco, deciso ad ottenere il potere. La guerra, spietata e imprevedibile come tutte quelle che si sono susseguite negli anni, fu in verità più di una semplice resa di conti tra due ideologie politiche agli antipodi. Era stato un vero e proprio banco di prova prima della Seconda Guerra Mondiale, con l’Italia fascista e la Germania nazista a sostenere con le armi e gli uomini l’avanzata franchista verso Madrid, mentre dall’altro lato l’Unione Sovietica cercava di fornire il proprio sostegno al fronte repubblicano del Governo in carica.
Uno scatto che fece la storia
In mezzo a quelle macerie e ai resti degli ordigni lanciati dai caccia dei Luftwaffe tedeschi Robert Capa cominciò a mostrare il lato della guerra più vero, secondo l’occhio più puro di un’osservatore che era lì a documentare gli effetti della guerra a un pubblico dei lettori. Era il 1936, i primi attimi di una guerra fratricida e senza esclusioni di colpi. Il fotografo con la sua lente arrivò nel quartiere Vallecas a Madrid, e con uno scatto, in cui si mostrano dei bambini seduti accanto a un edificio segnato dai colpi e dalle bombe, mise la sua prima firma nella storia della fotografia. Una foto che ancora oggi, 85 anni più tardi, non ha mai smesso di emozionare e di smuovere le coscienze della popolazione spagnola.
Punti di vista
La fotografia non è mai asettica. C’è sempre un prima, lo scatto, e un dopo, la sua fruizione, e in ognuna di queste lo sguardo dell’autore riesce sempre a restituire il proprio punto di vista sul mondo, se non addirittura una presa di posizione su di esso. Ma, come riporta il New York Times, Robert Capa non ha mai riportato una descrizione su quel scatto, lasciando, non si sa se in maniera consapevole, una libera interpretazione dell’immagine. E così fu, a giudicare dalle diverse riviste che pubblicarono quella foto. Oltre al debutto nel dicembre ‘36 su una testata francese, Regards, e all’uscita un mese più tardi sul Times, ciò che colpisce è che la stessa foto cambiò di significato in un giornale italiano filo-fascista. L’intestazione, La guerra crudele, non poteva nascondere ciò che sta accadendo durante la guerra civile spagnola, ma non considerava chi avesse provocato realmente quell’attacco a Vallecas, l’alleato tedesco.
Vallecas, oggi
85 anni dopo, la luce contenuta in quella foto di Robert Capa non si è mai spenta. Come se quella testimonianza in bianco e nero continui ad avvalorare il suo ricordo nel tempo. E anche se non ci sono i colori a restituire l’immagine nella sua interezza, Capa con quella foto riesce a catturare l’unico piccolo spiraglio di speranza di quella guerra, raffigurato nei volti sorridenti dei bambini di Vallecas. Un messaggio che si sta ripresentando in questi giorni dopo la decisione nel 2018 di convertire l’edificio in un centro culturale per ricordare uno dei periodi più bui della storia recente spagnola. Nonostante le divisioni politiche degli ultimi tempi, il passaggio si è completato con gli ultimi trasferimenti dei residenti verso nuovi alloggi sovvenzionati dallo Stato, in attesa che si trasformi in una struttura capace di dare consistenza alla cultura e al ricordo di un intero paese, servendosi di uno scatto diventato storia.
Riccardo Lo Re