Romina Aymino
Cavatappi
I temi ricorrenti della produzione di Romina Aymino (Roma 1986) indagano la condizione umana dell’uomo contemporaneo, portando la pittrice a realizzare dei “cavatappi”, considerati la versione machiavellica che tutti noi portiamo dentro, la nostra freddezza, la nostra parte oscura. Per l’artista il cavatappi è un piccolo uomo stilizzato di acciaio che riesce con la forza delle braccia ad estrarre tappi che suggellano qualcosa. In realtà siamo noi quando perdiamo la nostra anima per omologarci ad un ideale comune che ci annienta, si veda ad esempio Il gentiluomo (2018) che rappresenta il conflitto odierno fra l’identità mostrata e quella nascosta. Un conflitto che diventa dinamico nella quotidianità, in cui l’essere umano è preoccupato dell’apparenza, del riflesso che le aspettative della comunità hanno sulle sue scelte e finisce per perdere la ricerca di senso della propria esistenza.
Per poter comprendere l’unità della produzione di Aymino, tre sono le caratteristiche pregnanti dei suoi lavori. L’impossibilità di giudicare tele e disegni come semplicistici o infantili, necessita fermarsi e osservare ogni opera nella calma della contemplazione, farla diventare parte viva della nostra esperienza. Inoltre, la scelta mai casuale dei colori, della loro disposizione, intensità e luminosità. Per ultimo, la speranza oltre l’apparenza, la possibilità oltre la realtà, il colore oltre il buio.
Romina Aymino ha esposto in diverse mostre collettive e personali, l’ultima con vernissage il 9 maggio 2020, virtuale causa Covid-19, al Museo Archeologico di Anzio, curata dal Critico e Storico dell’Arte Roberto Luciani.
Immagine di copertina: Romina Aymino, Il Carrello, olio su tela, 50×50 cm. 2021