Riemergono i rituali del culto imperiale con nuove luci sui misteri del tempio di Ercole. Leopere ritrovate saranno ospitate nel Museo Ostiense di prossima apertura

Gli scavi recenti nell’Area Sacra del Parco archeologico di Ostia antica hanno portato alla luce nuovi e significativi frammenti archeologici, legati alla vita imperiale e ai rituali del culto. Queste scoperte si aggiungono ai due frammenti dei Fasti Ostienses rinvenuti l’anno scorso e sono avvenute durante un intervento volto alla risistemazione generale dell’area. Quest’ultima sarà presto riaperta al pubblico con il restauro dei templi e il ripristino delle canalizzazioni per lo smaltimento delle acque meteoriche. Nel corso dello svuotamento di un pozzo situato di fronte alla scalinata del tempio di Ercole, profondo circa tre metri e ancora pieno d’acqua, sono emersi numerosi reperti databili tra la fine del I e il II secolo d.C. Questi oggetti, eccezionalmente conservati grazie all’immersione in un fango povero di ossigeno, includono ceramiche di varia tipologia, alcune miniaturistiche, lucerne, frammenti di contenitori in vetro, pezzi di marmo, ossa animali combuste e noccioli di pesca. Tali reperti erano sicuramente utilizzati nei rituali sacri svolti nell’area archeologica. Le ossa animali combuste indicano che nel santuario si svolgevano sacrifici di maiali e bovini, mentre le ceramiche, anch’esse recanti tracce di fuoco, suggeriscono che la carne veniva cotta e consumata durante i banchetti in onore della divinità. I resti di questi pasti rituali furono gettati nel pozzo, probabilmente quando questo era già fuori uso. Tra i reperti più notevoli spicca un oggetto in legno lavorato, dalla forma di imbuto o calice, decorato con incisioni e cerchi concentrici intorno a un foro centrale, la cui funzione resta ancora incerta. Altri oggetti rinvenuti presentano modanature a incastro e costolature esterne, suggerendo che facessero parte di un elemento cilindrico simile a un tubolo. L’Area Sacra, un importante santuario ostiense fondato nel III secolo a.C.​ «L’intervento di restauro si è rivelato un’occasione unica di studio e di approfondimento della conoscenza sulle funzioni e sulle attività che si svolgevano nel santuario: un momento importante per fare ricerca in un’area che al momento della sua scoperta, negli anni 1938-40, restituì opere di scultura identitarie per Ostia antica e che saranno ospitate nel Museo Ostiense di prossima riapertura, come la statua di Cartilio Poplicola, il busto di Asclepio e il rilievo dell’aruspice Fulvius Salvis con scena di ‘pesca miracolosa’ di una statua di Ercole da parte di pescatori ostiensi. Ancora una volta la ricerca, nelle sue varie forme, si conferma elemento chiave per coniugare le diverse istanze legate, oltre che alla tutela, alla valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale», ha affermato il Direttore generale Musei Massimo Osanna.

Davide Mosca

 

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