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Scoperto un sistema solare con pianeti potenzialmente abitabili

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18/08/2021

Si chiama L 98-59 e si trova a 35 anni luce dalla Terra. È stato studiato dagli scienziati dell’Osservatorio europeo australe

Ovviamente è lontanissimo. Ma nelle proporzioni dell’universo risulta quasi un vicino di casa: 35 anni luce dal pianeta Terra. Il sistema solare L 98-59 è da qualche tempo finito nel mirino degli studiosi dello spazio. Con al centro una stella di piccole dimensioni, una nana rossa, vanta alcuni pianeti che per gli scienziati potrebbero ospitare forme di vita. Come, per esempio, un pianeta roccioso con la stessa metà del nostro Venere e un altro con un sistema oceanico. Una scoperta che porta la firma dell’Osservatorio europeo australe, che per osservare il sistema L 98-59 ha utilizzato il Very Large Telescope, piazzato in Cile. I risultati della ricerca, alla quale ha partecipato un team internazionale tra cui l’Istituto nazionale di astrofisica, sono stati poi pubblicati sulla rivista Astronomy & Astrophysics.

Il nuovo studio assume una certa importanza perché nei nuovi pianeti individuati nel sistema L 98-59 potrebbe anche essersi generata la vita. «Gli astronomi sono stati in grado di determinare che il pianeta più interno del sistema ha solo la metà della massa di Venere: questo lo rende l’esopianeta più leggero mai misurato con il metodo della velocità radiale, che calcola l’oscillazione della stella causata dalla minuscola attrazione gravitazionale dei vari pianeti in orbita – spiegano dall’Ansa -. I due pianeti più vicini alla stella sono probabilmente asciutti, anche se non è escluso che presentino piccole quantità di acqua, mentre fino al 30% della massa del terzo pianeta potrebbe essere composto di acqua, cosa che lo renderebbe un mondo oceanico. I ricercatori hanno anche scoperto un quarto pianeta mai individuato prima e sospettano perfino l’esistenza di un quinto pianeta che potrebbe trovarsi nella zona abitabile, cioè alla giusta distanza dalla stella affinché l’acqua possa rimanere liquida in superficie».

 

Dario Budroni

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