Starlink, la connessione internet spaziale
Elon Musk sogna una costellazione artificiale per collegare tutto il mondo alla rete internet superveloce
Starlink: un investimento da 10 miliardi di dollari per collegare il mondo alla rete internet a banda larga, anche nelle zone più inaccessibili, tramite una vera e propria costellazione di satelliti artificiali miniaturizzati. È uno dei tanti progetti avveniristici che la compagnia SpaceX del magnate Elon Musk sta portando avanti con successo. Per ora, la roadmap della missione Starlink punta alla copertura completa di Stati Uniti e Canada entro il 2020, con una successiva espansione a quasi tutto il globo entro il 2021.
Lo sviluppo del progetto è iniziato nel 2015 e oggi, con ben 540 satelliti in orbita da giugno, Starlink si conferma la più grande flotta di satelliti commerciali mai realizzata, destinata senza dubbio a crescere. La compagnia prevede infatti di lanciare una prima costellazione di 1600 satelliti a un’orbita di 550km di altitudine, più bassa rispetto agli odierni collegamenti Internet via satellite. Questa differenza consentirebbe di diminuire i tempi di latenza della connessione, stimati tra i 25 e i 35 ms, contro i 600 ms dei collegamenti via satellite attuali. La comunicazione tra i satelliti e la rete internet passa attraverso apposite postazioni terrestri, disseminate lungo tutto il pianeta. Data la mole dell’iniziativa, per evitare un aumento dell’inquinamento luminoso da parte della massiccia costellazione artificiale, SpaceX sta attivamente testando soluzioni alternative per mitigare l’albedo – il potere riflettente – dei propri dispostivi.
I satelliti, prodotti nello stabilimento di Redmond (Washington), hanno un perso di circa 260kg, sono dotati di pannelli solari, sensori stellari all’avanguardia (per un allineamento preciso della connessione a banda larga) e di sensori autonomi di collisione – forniti con il supporto del Dipartimento di Difesa degli Stati Uniti – per prevenire i rischi di collisione ed evitare di scontrarsi con detriti spaziali e altri satelliti. Sono inoltre il primo veicolo spaziale a poter vantare propulsori ionici a base di krypton, che permetteranno di modificarne l’orbita a seconda dell’esigenza. E a fine ciclo vitale, i satelliti utilizzeranno il loro sistema di propulsione di bordo per deorbitarsi nel corso di pochi mesi. In più, nell’improbabile caso in cui il sistema di propulsione diventi inutilizzabile, i satelliti bruceranno nell’atmosfera terrestre entro 1-5 anni, un tempo drasticamente inferiore rispetto alle centinaia o migliaia di anni richiesti a quelli che orbitano ad altitudini più elevate.
Una volta completato, Starlink potrà così fornire connettività Internet via satellite alle aree svantaggiate e più isolate del pianeta, oltre che garantire il suo servizio a prezzi competitivi nelle zone maggiormente popolate. Oltre a questo, SpaceX ha già annunciato di voler sfruttare attivamente il servizio Starlink come mezzo di comunicazione nelle future missioni della compagnia alla conquista di Marte.
Francesco di Nuzzo
Credit foto: Space X Flickr