Sulla Luna sognando Marte
La Nasa utilizzerà il satellite terrestre come fermata intermedia. L’accelerata di Trump: «Sarà il nostro trampolino di lancio»
A volte ritornano. E stavolta per andare più lontano. L’uomo sbarcherà nuovamente sulla Luna. Atterrerà sul satellite già conquistato nel 1969 e poi volgerà lo sguardo verso Marte. L’idea di trasformare la Luna in una sorta di stazione intermedia per gli astronauti era stata maturata già da qualche tempo. Adesso, però, arriva una nuova accelerata. Ci ha pensato direttamente il presidente statunitense Donald Trump, che, durante un intervento rivolto al Congresso, ha parlato delle nuove mire americane. «Nel riaffermare la nostra eredità come nazione libera, dobbiamo ricordare che l’America è sempre stata una nazione di frontiera – ha detto il capo della Casa Bianca -. Ora dobbiamo abbracciare la prossima frontiera, il destino manifesto dell’America tra le stelle. Chiedo al Congresso di finanziare completamente il programma Artemis per garantire che il prossimo uomo e la prima donna sulla Luna saranno astronauti americani, usando ciò come trampolino di lancio per garantire che l’America sia la prima nazione a piantare la sua bandiera su Marte».
Nel chiedere il finanziamento di Artemis, con cui la Nasa punta alla riconquista della Luna entro il 2024, Donald Trump, a caccia del secondo mandato presidenziale, ha ribadito un concetto espresso già mesi fa. E cioè che la Luna potrebbe essere utilizzata come scalo, come un avamposto per viaggi ancor più lunghi. E quindi verso Marte, pianeta che dovrebbe essere conquistato entro il 2033. Sulla Luna gli astronauti proveranno a rimanere a lungo, per adattarsi e per prepararsi al meglio in vista del volo, ben più difficile da portare a compimento, verso il pianeta rosso lontano 55 milioni di chilometri dalla Terra.
Nel frattempo sulla superficie marziana proseguono le ispezioni dei rover americani. È di soli due mesi fa la notizia di un fenomeno al momento inspiegabile riscontrato dal robot Curiosity: in alcune stagioni dell’anno l’ossigeno aumenta infatti la sua concentrazione del 30 per cento. Un sali e scendi che gli studiosi ancora non sono riusciti a spiegare. L’ossigeno in eccesso potrebbe però essere prodotto dalla respirazione di batteri ancora sconosciuti. Oppure la chimica, in un pianeta così diverso dal nostro, potrebbe funzionare diversamente fino a generare una serie di reazioni che sulla Terra mai si verificherebbero.
Dario Budroni