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Surrealist Lee Miller

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10/07/2019

La vita tumultuosa di una ribelle fotografa americana.

Elizabeth “Lee” Miller è una delle più interessanti ed emblematiche fotografe del Novecento, il cui peculiare modo di osservare la realtà ha segnato un’epoca costellatada grandi eventi tragici, fra tutti la Seconda guerra mondiale. Una recente mostra, organizzata da Palazzo Pallavicini a Bologna e curata da ONO arte contemporanea, ha ripercorso l’intera carriera artistica della fotografa l’intera carriera artistica della fotografa, attraverso quelli che sono i suoi scatti più famosi e iconici, compresa la sessione realizzata negli appartamenti di Hitler.

La duplice natura di Lee Miller, ironica e ribelle da un lato, empatica testimone del dolore del tempo e delle sventure dall’altro, l’hanno consacrata come modello per i fotografi e grande innovatrice delle tecniche fotografiche.

Nata a Poughkeepsie, nello Stato di New York, il 23 aprile 1907, apprende presto dal padre l’amore per la tecnologia e la sperimentazione, che getteranno le basi della sua carriera di fotografa e reporter. Gli anni dell’infanzia sono tutt’altro che spensierati, uno stupro subito in famiglia all’età di 7 anni, il complicato rapporto con il padre e un’indole ribelle e indipendente, la portano ad abbandonare continuamente gli studi. Dopo aver trascorso un periodo a Parigi per frequentare una scuola di teatro, che lascia per darsi alla vita bohémienne, nel 1926 rientra negli Stati Uniti per frequentare la Art Students Leaguedi New York. Un incontro fortuito con Condè Nast cambia il suo destino: l’editore, colpito dalla sua bellezza e dalla sua personalità, la fa debuttare come modella per una copertina di Vogue.

Lo sguardo algido, la raffinatezza dei gesti, i lineamenti eleganti e i biondi capelli alla garçonneincarnano il nuovo modello di donna americana: molti fotografi si innamorano di Lee Miller e vogliono immortalarla, fra questi Edward Steichen, George Hoyningen-Huene, Nickolas Muray e Arnold Genthe.

Di nuovo a Parigi per incontrare Man Ray, la sua vita cambia registro e da modella e musa ispiratrice del grande fotografo decide di passare dall’altra parte dell’obiettivo; il sodalizio artistico e sentimentale con Ray sfocerà in un legame profondo e a tratti morboso. Diventa quindi nota come ritrattista e fotografa di modama grazie alla frequentazione con Picasso, Ernst, Cocteau, Mirò e tutta la cerchia dei surrealisti, sviluppa una sua tecnica originale, realizzando immagini all’avanguardia, molte delle quali furono erroneamente attribuite a Man Ray. Insieme inventano la tecnica della solarizzazione, che consisteva nel creare un alone di luce attorno alla figura, dando vita a delle sagome.

Fanno parte di questo periodo le celebri opere Nude bent forward, Condom e Tanja Ramm under a bell jar.

Nel 1932 Miller decide di tornare a New York per aprire un nuovo studio fotografico che, nonostante il successo, chiude due anni più tardi per seguire al Cairo il marito Aziz Eloui Bey, ricco uomo d’affari egiziano. È qui che inizia a confrontarsi con la fotografia di reportage compiendo lunghi viaggi nel deserto dove immortala villaggi e rovine, genere che porterà avanti anche negli anni successivi quando, insieme a Roland Penrose, l’artista surrealista che sarebbe diventato il suo secondo marito, viaggia nel sud e nell’est europeo.

Lasciato l’Egitto nel 1939, si trasferisce a Londra e inizia a lavorare per Vogue documentando gli incessanti bombardamenti sulla città. Raggiunge il massimo della visibilità nel 1944 come acclamata corrispondente di guerra al seguito delle truppe americane, e come collaboratrice del fotografo David E. Scherman per le riviste Life e Time. Fu l’unica fotografa donna a seguire gli alleati durante il D-Day e a testimoniare le attività al fronte e durante la liberazione.

Le sue fotografie sono una cronaca cruenta e unica dei momenti più drammatici della guerra, dall’assedio di St. Malo alla Liberazione di Parigi, fino ai combattimenti in Lussemburgo e in Alsazia, e la liberazione dei campi di concentramento di Dachau e Buchenwald. È proprio di quei giorni drammatici la scoperta degli appartamenti di Hitler a Monaco di Baviera, e lì Lee Miller scatta la sua fotografia più celebre, il discusso autoritratto nella vasca da bagno del Führer.

Dopo la fine della guerra la fotografa continua a scattare per Vogue per altri due anni, occupandosi di moda e celebrità, ma le precarie condizioni di salute derivate dalla permanenza al fronte contribuiscono al suo lento allontanamento dalla scena artistica, e continuerà a collaborare solo col marito Penrose.

Testimone della bellezza e degli orrori della vita, Lee Miller muore di cancro nel 1977,  lasciandoci un patrimonio di emozionanti scatti che hanno segnato indissolubilmente la storia della fotografia del Novecento.

Nathalie Anne Dodd

Credits

Immagine di copertina

  • Self portrait. © Lee Miller Archives England 2018. All Rights Reserved

Galleria

  1. Solarized Portrait thought to be Meret Oppenheim, Paris, France. © Lee Miller Archives England 2018. All Rights Reserved
  2. Fire Masks. © Lee Miller Archives England 2018. All Rights Reserved
  3. Man Ray Shaving. © Lee Miller Archives England 2018. All Rights Reserved
  4. Surgeon and anaesthetist. © Lee Miller Archives England 2018. All Rights Reserved
  5. Tanja Ramm Belljar Paris. © Lee Miller Archives England 2018. All Rights Reserved
  6. Nude bent forward. © Lee Miller Archives England 2018. All Rights Reserved
  7. Released prisoners in striped prison dress. © Lee Miller Archives England 2018. All Rights Reserved
  8. Picasso, Hotel Vaste Horizon. © Lee Miller Archives England 2018. All Rights Reserved
  9. David E. Scherman. © Lee Miller Archives England 2018. All Rights Reserved
  10. Revenge on Culture, Grim Glory, London, England, 1940. © Lee Miller Archives England 2018. All Rights Reserved
  11. Charlie Chaplin. © Lee Miller Archives England 2018. All Rights Reserved
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