The Dark Side of the Moon compie cinquant’anni
Il concept album dei Pink Floyd è stato pubblicato il 1° marzo 1973 in anteprima mondiale negli Stati Uniti.
Un modo concreto per sentirsi vecchi? Realizzare che uno dei nostri dischi più amati abbia compiuto cinquant’anni. Ma anche se sono passati cinque decenni, l’album dei Pink Floyd capolavoro era e capolavoro resta. Sì perché tra progressive rock, jazz e musica concreta, The Dark Side of the Moon è ancora oggi fra i più acclamati dalla critica, perché riflette sulle fasi dell’esistenza umana, sul conflitto interiore e sociale, l’avidità, lo scorrere del tempo, la morte e il disagio mentale.
Voce di una società che si stava radicalizzando, la band londinese completò un’idea cui Roger Waters aveva cominciato a pensare già nel 1971. Infatti, prima di essere registrato negli studi di Abbey Road nel 1973, The Dark Side of the Moon nacque nel corso di alcune sessioni tenute fra il 1971 e il 1972 in una sala prove ai Decca Studios a Broadhurst Gardens e in un magazzino vittoriano in disuso. Aperto e chiuso da campionature del battito cardiaco, The Dark Side of the Moon cavalca la spontaneità, l’incertezza e le pressioni della vita che pulsa incessante, con l’inserimento di rumori della vita quotidiana: tintinnio di monete, orologi che ticchettano, elicotteri in volo. Il lato oscuro della Luna è la metafora del lato oscuro di ogni essere umano, un lato non necessariamente sempre pericoloso, ma sicuramente poco gradevole.
La copertina è una delle più iconiche della storia del rock. Creata dal graphic designer inglese George Hardie con il contributo di Storm Thorgerson e Aubrey Powell dello studio Hipgnosis, rappresenta un raggio di luce bianca che, attraverso un prisma, con l’esclusione dell’indaco, si scompone nei suoi colori costituenti, rosso, arancione, giallo, verde, blu e viola. All’interno della copertina il raggio forma il battito cardiaco dello spettro luminoso che richiama quello che apre l’album.
Come tutti i veri capolavori, The Dark Side of The Moon dopo 50 anni mantiene intatta quell’aura speciale che porta la musica in un altrove che i tantissimi studi e le ricostruzioni più accurate non riescono a cogliere perché rimane insondabile.
Sibilla Panfili