Tra i disegni di Alfonso Garovaglio
Nel comune di Ottana, alle porte di Nuoro, in una mostra curata dall’associazione culturale Apossentu, le opere dell’artista che scelse la Sardegna
Alfonso Garovaglio fu un archeologo e studioso di Cantù, nato nel 1820 finì la sua vita a Milano nel 1905. Grande appassionato di viaggi si recò in Sardegna più e più volte, della sua abilità artistica di disegnatore riempie diversi album. Alcuni dei suoi bozzetti, con dovizia di particolari, riproducono mirabilmente gli abiti della tradizione sarda. Ricchi di dettagli etnografici questi studi, ora di proprietà del comune di Milano, nella Raccolta delle stampe Achille Bertarelli del Castello Sforzesco, appaiono significativi come fonte storica sia per la ricostruzione dei luoghi, che per l’evoluzione dell’abbigliamento sardo e del costume tradizionale.
Nel comune di Ottana, alle porte di Nuoro, in una mostra minuziosamente curata dall’associazione culturale Apossentu, tali dettagli vengono analizzati e presi a campionatura di quella tradizione che ancora oggi si celebra attraverso l’abito delle grandi occasioni.
Rintracciare le origini: questa la missione che motiva i membri dell’associazione culturale che promuove incontri e si spende in convegni e costruzione di percorsi guidati. In un impegno reso concreto da informazioni raccolte anche grazie al patrocinio del comune di Ottana e dell’ISRE, Istituto Superiore Regionale Etnografico, quello del team fondatore di Apossentu è un lavoro tanto serrato quanto appassionato, rivela finezze non soltanto riferite all’abito tradizionale del 1800; perché tra le numerose didascalie disposte nel percorso allestito in autunno nell’accogliente salone San Antonio, si palesa una fitta ricerca che rintraccia il lavoro di Alfonso Garovaglio impostando, a ritroso, un viaggio nel tempo: accanto ai suoi disegni lascia che si disvelino orizzonti della Sardegna antica.
Giunto per la prima volta sull’isola nel 1861 Garovaglio ne rimase profondamente colpito. Tanto da ritornarci più volte, tra un viaggio in Palestina, Siria e Mesopotamia come testimonia una raccolta di suoi appunti sparsi e fitte corrispondenze.
«Anche se in alcuni bozzetti ci riporta la data e addirittura il nome del modello che stava ritraendo, l’archeologo viaggiatore non rispettava le annualità per cui è servito un importante lavoro di ricostruzione. – spiega Caterina Sanna dal direttivo di Apossentu – Ne abbiamo stampati una ventina, quelli sui quali ci sembrava di avere un maggior numero di cose in comune, studiando i paesaggi è stato emozionante riconoscere i nostri luoghi e scoprire una Sardegna arcaica.»
Imprimendo i suoi ricordi in disegni a matita rinvenuti fortuitamente in una libreria in via Monte Napoleone a Milano, e attualmente custoditi presso l’Archivio Bertarelli, si sono trovati paesaggi, nuraghi, chiese, personaggi, abiti tradizionali. Nella mostra La matita di Alfonso Garovaglio – un viaggiatore nella Sardegna dell’800 si sono esposte le riproduzioni di un gran numero di disegni, scoprendo gli abiti tradizionali di vari paesi come Orani, Tempio, Borore, Seneghe, Bono, Sennariolo; di personaggi di Santa Giusta, Milis, Montresta, Ittiri, Bosa, Suni; di riti religiosi di Sassari; di acquaioli, erbivendoli e agricoltori; di antiche chiese di Bitti; case di Abbasanta; di vecchie prigioni e cucine; della Pietra Ballerina di Nuoro.
Si tratta di attimi, visi, scorci, ricordi di un tempo lontano che a partire da una mostra si è potuto condividere tra spiegazioni e curiosità. Come per esempio la Casa Ordioni ad Orani, in una veduta del 1863, appartenente alla famiglia, un edificio suddiviso su due piani ed arricchito con cornici alle finestre, porta in assi in legno accanto a quella principale con arco in pietra, sullo sfondo tra edifici vari, la chiesa di Santa Croce. Da rilevarsi la presenza di un carro a ruote piene e di un calesse. Arricchiti di curiosità a margine, i disegni di Garovaglio conducono a un pensiero su di un prima e un dopo, come nella testimonianza incrociata col testo di Rita Niffoi che in “Tre secoli di gente Oranese. E tue de cale arrampu ses?” si conferma e attesta la presenza della famiglia Ordioni dal 1840.
Ma le descrizioni non si fermano all’ Ottocento e, didascaliche, nell’indicare la chiesa tratteggiano importanti fatti avvenuti proprio lì davanti. E da quel piazzale si risale ad intriganti crocevia fino al 1388 quando majores, juratos e abitanti dei villaggi della curatoria di Dore conferirono la delelga a Pietro de Montes di Sarule, in qualità di procuratore della contrada, per la firma della pace di Cagliari e appare, evocata, la Giudicessa Eleonora d’Arborea e il re Giovanni I d’Argona.
Un lavoro di squadra che si avvale di un sistema di ricostruzioni e procede per identificazioni dei posti della storia e dei suoi protagonisti e, forse grazie ai disegni di un curioso viaggiatore di Cantù, facoltosissimo e, con tutta probabilità, primo cugino di membri della famiglia che costruì il faro di Alghero, ci permette un altro nuovo, emozionante giro parabolico nel circuito dell’identità sarda.
Anna Maria Turra