Trasporti, i consigli di Greenpeace per le emissioni zero
La ricerca di Climact e NewClimate Institute svela i punti per un sistema di trasporti pulito in Unione Europea
L’Unione Europea si è posta in prima linea nella battaglia per la sostenibilità ambientale. Molto è stato fatto, ma per Greenpeace le misure adottate su un settore in particolare, il trasporto, sono insufficienti. E a dare man forte a questa preoccupazione reale, ci sta pensando un orologio: il Climate Clock. A New York la gente si è trovata davanti a un conto alla rovescia poco confortante. Alla Terra, come riportano diversi giornali, restano sette anni, 102 giorni e 12 ore. Nessun Armageddon. Ma è ciò che rimane ai Governi per intervenire sul cambiamento climatico. L’Europa sul tema sta agendo a piccoli passi, con un pacchetto di misure che vanno dalla legge europea sul clima (con il fine di arrivare alla neutralità climatica entro il 2050) e un patto europeo che sia diretto ai cittadini dell’Unione.
Il Green Deal in Europa
Il Green Deal europeo è un progetto ambizioso ed è già in atto. Gran parte degli obiettivi prefissati entro il 2020 sono stati raggiunti, ma il 2030 è decisivo per stabilire il grado di efficacia delle politiche nel lungo peridoto. Nei prossimi 10 anni si vuole ridurre del 40% le emissioni di gas serra; ma è necessario allo stesso tempo puntare a una conversione dell’energia. Le fonti rinnovabili dovrebbero raggiungere il 32% del totale entro il 2030, fondamentale per raggiungere il traguardo dell’efficienza energetica. Anche qui, si prospetta un incremento del 32,5% rispetto agli ultimi anni; un altro grande passo verso la neutralità climatica, come stabilito dagli accordi di Parigi presi nel dicembre 2015.
Le emissioni dei trasporti
L’anomalia segnalata da Greenpeace riguarda il settore dei trasporti. Sebbene le misure attuate per regolamentare gli standard di C02 per i veicoli, l’inquinamento non è cambiato. La ricerca realizzata da Climact e NewClimate Institute dimostra che l’Europa ha i mezzi per influire sulla circolazione di persone e delle merci. Ma al momento il dato sin qui raccolto parla di un incremento del 28% nel 2017 rispetto 1990. L’unico a crescere se si pensa alle emissioni di gas serra di altri settori, dove l’inquinamento si sta attenuando o è in calo.
I punti salienti di Greenpeace
Ma allora? Cosa deve fare l’Europa per invertire la marcia? Greenpeace ha stilato i provvedimenti che possono davvero portare a una decarbonizzazione dell’industria dei trasporti, puntando verso una mobilità che guardi all’ambiente.
• Cessare le vendite di veicoli diesel, benzina e a gas, compresi gli ibridi entro il 2028; e fermare gradualmente la circolazione di tutti i veicoli con motore a combustione interna in Europa entro il 2040;
• Diminuire il parco veicoli leggeri del 27% entro il 2030 e del 47 % entro il 2040, prendendo come dato i livelli del 2015;
• Incrementare il tasso di occupazione e di utilizzo di tutti i veicoli leggeri per passeggeri rimasti rispettivamente del 25% e del 20 % tra il 2020 e il 2050;
• Ridurre l’uso di veicoli privati dal 62 al 42% del totale nelle grandi aree urbane, e dal 79 al 68% nelle aree non urbane entro il 2040;
• Restringere la domanda di mobilità del 12% entro il 2040 rispetto ai livelli pre Covid (per il trasporto aereo la diminuzione dovrà essere maggiore);
• Tagliare il numero di veicoli pesanti (autocarri) dagli attuali 6 ai 3,6 milioni, e allo stesso tempo intensificare l’uso della navigazione interna e del trasporto su rotaia dal 29 al 58% entro il 2040.
• Delimitare l’utilizzo dei carburanti sintetici prodotti da elettricità (“e-fuels”) a quelli prodotti da energia rinnovabile e a modalità di trasporto che non hanno alternative valide, come l’aviazione.
• Ridurre del 33% il numero totale di chilometri volati per passeggero;
• Ridurre entro il 2040 il consumo di energia nei trasporti.
Riccardo Lo Re