C’è un Trentino che conosciamo: quello da cartolina, fatto di vette, laghi e castelli, ordinato e pittoresco. E poi c’è un Trentino che non ci aspettiamo, che vive oltre l’immagine patinata, dove le storie delle persone si intrecciano con la natura, il lavoro, i cambiamenti sociali, le radici culturali. È proprio questo secondo volto che racconta Trentino Unexpected, progetto culturale nato dalla collaborazione tra Trentino Marketing, Gribaudo e il Mart di Rovereto. Al centro, un libro fotografico di eccezionale qualità e una mostra che ne espande il senso attraverso 86 immagini in grande formato, installate in un percorso immersivo, diviso in sei sezioni. Sei, come gli autori scelti per interpretare il territorio: Simone Bramante, Francesco Jodice, Gabriele Micalizzi, Roselena Ramistella, Massimo Sestini e Newsha Tavakolian. Sei sguardi, sei poetiche, sei modi diversi di entrare in relazione con un paesaggio che è fatto non solo di montagne e vallate, ma di voci, impronte, tensioni e bellezza. C’è chi ha scelto di raccontare l’intimità di un gesto agricolo, chi ha colto il silenzio verticale di un ghiacciaio, chi ha esplorato i bordi – fisici e simbolici – di una terra da sempre in bilico tra Nord e Sud, tra tradizione e innovazione. La mostra, curata da Denis Curti, non impone una lettura unica, ma invita a perdersi tra i diversi linguaggi visivi: quadrerie, dittici, gigantografie, installazioni più tradizionali o più sperimentali, a seconda dell’approccio dell’autore. Il Trentino che emerge è complesso, stratificato, reale. E proprio per questo inatteso. Le parole chiave che accolgono i visitatori all’ingresso – confini, verticalità, autenticità, cura, impronta – non sono solo slogan, ma indizi di lettura, chiavi per aprire lo sguardo. Trentino Unexpected non vuole stupire con effetti speciali. Vuole far pensare. Non mostra ciò che il Trentino “è”, ma ciò che può essere quando lo si osserva con attenzione, sensibilità, e soprattutto rispetto. In un tempo che tende a semplificare tutto, questa è già una forma di resistenza culturale.
Davide Mosca