L’ultimo inganno di Leonardo Da Vinci
La scoperta dello studioso sardo Roberto Concas: l’Uomo Vitruviano nasconderebbe l’algoritmo della Divina Proporzione.
Ci sono intuizioni capaci di riscrivere la storia. Roberto Concas, storico dell’arte e già direttore dei Musei nazionali di Cagliari, adesso sa bene cosa tutto questo potrebbe significare. Dopo trenta anni di studi e riflessioni, e sette anni di ricerche quasi ossessive, sarebbe infatti riuscito a “smascherare” uno dei più grandi geni in assoluto: Leonardo Da Vinci. Secondo lo studioso sardo, l’Uomo Vitruviano non sarebbe altro che un disegno realizzato per nascondere l’algoritmo segreto che gli artisti hanno usato dal IV al XVIII secolo per provare che le proprie opere fossero ispirate dalla Divina Proporzione.
Roba da geni. Difficile per i profani comprendere l’intuizione di Concas. Lo storico dell’arte avrebbe infatti individuato nel celebre disegno di Leonardo l’antica formula aritmetica e geometrica che gli artisti, nel realizzare le proprie opere, utilizzavano e si tramandavano in gran segreto osservando i parametri imposti dalla Chiesa. «Tutto è iniziato dalle domande che mi sono posto sui Retabli della Sardegna, le caratteristiche pale d’altare. Perchè, mi chiedevo, hanno questa forma particolare a tre? Non c’erano risposte. Ho cercato per trent’anni. Poi, a un certo punto, trovo l’algoritmo – ha spiegato Roberto Concas all’Ansa -. Ma era solo l’inizio. Nel 2012, guardando l’Uomo Vitruviano, noto una proporzione simile nella riga sotto: due parti più piccole e una centrale più grande. Ho iniziato a capire che il disegno contiene due volti. L’occhio destro è di un uomo maturo, quello a sinistra di un volto più giovane». Concas si è immerso in un mare di calcoli e proporzioni. «Ad esempio le misure delle braccia, che sono diverse, vengono dal concetto di un numero generatore, 225,5 e 180,5. Facendo sottrazioni o divisioni si ottengono tutte le misure esatte delle due braccia – ha spiegato ancora lo studioso all’Ansa -. Leonardo temeva che potesse perdersi per strada quella regola che era stata usata da architetti, artisti, letterati e poeti. Usata per la prima volta nell’Arco di Costantino, nel 315-325 dopo Cristo, gli anni del primo concilio di Nicea. Ma anche nella Pietà di Michelangelo e ovviamente nella Gioconda. Anche Raffaello faceva capolavori stando nelle regole. L’algoritmo, dal quarto secolo fino al diciottesimo, serviva a diffondere e difendere le corporazioni. Per essere riconoscibili e certificarsi. Non bastava disegnare una Madonna, andava fatto secondo le regole segrete».
La scoperta di Concas, dal resto della comunità scientifica, non è stata accolta in maniera fredda. Anzi. C’è già chi ha già visto nel suo studio una intuizione rivoluzionaria. Il lavoro dello storico dell’arte sardo sarà pubblicato su due volumi editi da Giunti, il primo in uscita a gennaio. E poi a Cagliari, a maggio, sarà allestita una grande mostra organizzata dal Polo museale statale della Sardegna. Il titolo è più che azzeccato: L’inganno dell’Uomo Vitruviano, l’algoritmo della Divina Proporzione.
Dario Budroni