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Una casa che respira

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01/08/2019

Il potere terapeutico di liberarsi del superfluo

Per ottenere la conoscenza aggiungi una cosa ogni giorno. Per ottenere la saggezza togli una cosa ogni giorno (Lao Tze)

Avete comprato un bellissimo vestito e non vedete l’ora di indossarlo. Siete in viaggio e non riuscite a resistere a una porcellana finemente decorata. Entrate in libreria per comprare un testo scolastico e vi ritrovate con una serie di gadget di cartoleria.

Poi tornate a casa e andate a riporre l’ultimo acquisto nel suo luogo dedicato, e vi accorgete con disappunto che possedete già quell’oggetto, o, addirittura, ne avete una versione migliore… ! Quante volte vi è capitato? E quante volte vi è capitato di non avere lo spazio per qualcosa di nuovo e avete dovuto stiparlo in un angolo remoto, dimenticandovelo per sempre?

Accumulare il superfluo è una tendenza diffusa nella nostra società e gli anglosassoni si sono inventati anche un termine per venirne a capo, de-cluttering. Il parallelo tra la nostra vita interiore e quella degli spazi che ci circondano è oggetto di numerosi studi e teorie, dal Feng Shui allo Space Clearing, dal Vastu al “magico potere del riordino” della popolare Marie Kondo.

Riconoscere il problema è già un po’ affrontarlo. Gli oggetti, così come i vegetali, gli animali e i minerali hanno una propria energia interna, che può essere vitale, corroborante, ma anche spenta o negativa. Gli spazi fisici non sono infiniti, mentre quelli mentali possono esserlo, e per lasciare entrare qualcosa di nuovo bisogna liberarli. Se poi si libera spazio in abbondanza potranno entrare nella nostra vita emozioni e opportunità che reclamavano inascoltate. Lasciare andare significa non aver paura del nuovo e consentire a un capitolo della nostra vita di chiudersi per lasciare spazio a novità e trasformazioni.

La casa rappresenta materialmente e inconsciamente il nostro mondo interiore e ogni oggetto, forma, colore e accumulo disordinato esprime qualcosa di noi. Ognuno può seguire le scuole  e i maestri che ritiene più affini, io utilizzo un metodo che ho adottato al tempo in cui ho scritto i primi libri di Feng Shui, ed è un percorso che ricerca l’equilibrio fra le discipline orientali e quelle di matrice occidentale.

Preso atto che siamo circondati da accumuli di ogni genere, doppioni, regali senza un perché, ninnoli raccogli-polvere, ricordi infelici, con un atto di consapevolezza possiamo dare nuovo respiro alla nostra casa e di conseguenza anche a noi stessi.

La parola d’ordine è “semplificare”. Se vi ponete obiettivi troppo ambiziosi difficilmente riuscirete a raggiungerli, il tempo a disposizione è sempre poco, pertanto iniziate con piccoli passi. Decidete quanto tempo volete dedicare a questa pratica, se deve essere un rimedio di emergenza (non riuscite mai a trovare ciò che vi serve) o se volete dare una svolta coraggiosa alla vostra vita e fare piazza pulita di inutili fardelli. Il mio consiglio è di dotarvi di un quaderno in cui delineare un programma generale. Marie Kondo preferisce dedicarsi alle varie categorie di oggetti, io suggerisco di affrontare un ambiente per volta, partendo da quello in cui trascorrete più tempo e che pertanto deve essere ordinato, fluido ed efficiente.

Iniziate il lavoro alla mattina, possibilmente in una giornata di sole e arieggiata, e spalancate le finestre: in questo modo le energie che tendono a ristagnare negli angoli bui e umidi potranno uscire più facilmente. Se la temperatura è troppo rigida, o al contrario troppo calda, potete aerare il locale per 10/15 minuti prima di iniziare e altrettanto dopo aver finito. Non dimenticate che durante questa procedura smuoverete molte energie stantie pertanto verificate di essere in buone condizioni di salute per non assorbirle; durante il lavoro bevete molta acqua naturale a temperatura ambiente. Scegliete una mattina in cui non avete problemi di orario e dopo una notte in cui avete riposato bene.

Durante la pratica potete attivare uno ionizzatore o un diffusore di essenze, purificheranno e profumeranno l’ambiente e gli oggetti contenuti in essi. La soluzione ottimale sarebbe effettuare una pulizia generale tutta in un giorno e poi entrare nei dettagli nei giorni successivi.

Iniziate da una stanza per volta, a seconda della profondità del lavoro che volete svolgere e del tempo a disposizione, potete anche dedicarvi a un solo mobile, a un armadio o a un cassetto. Eliminate tutti gli oggetti rotti e le cose che non utilizzate più da qualche tempo. Fate lo stesso lavoro con librerie, scaffali, pensili e ripostigli. Ora dovete essere onesti con voi stessi, e questa è la parte più difficile del lavoro: che cosa vi serve per davvero? Che cosa non avete mai utilizzato nell’ultimo anno? Quali cimeli di famiglia sono davvero importanti e non risiedono già nella vostra memoria?

Ogni cosa ha un suo ciclo vitale, fatto di nascita, crescita e morte, e quando un oggetto è in cattive condizioni ha esaurito il suo compito, vuole solo essere lasciato andare, per tornare a far parte dell’energia cosmica, come tutti noi. E poiché è nostro dovere tutelare l’ambiente e opporci al consumismo sfrenato, è buona prassi regalare ciò che non ci serve a chi lo desidera (accertatevi che sia veramente così!), o donarlo in beneficenza. Oppure organizzate una seria raccolta differenziata e non pensateci più.

Progredendo con il lavoro di eliminazione potrete scoprire che avevate già ciò che vi serviva e giaceva inutilizzato in fondo a un cassetto; non fatevi irretire dal più insidioso dei dubbi “E se dovesse servirmi ancora?” e tenete alla larga il “non si sa mai…”. Questi sono i vostri veri nemici. Liberare spazio nella vostra casa (ma anche nel vostro ufficio) innescherà un meccanismo analogo nella vostra psiche, donandovi una leggerezza anche fisica.

Quando avrete completato la procedura circondatevi di energie nuove e vitali: una pianta fiorita, una bella musica, il vostro animale domestico o una persona con cui state bene. Eliminato il superfluo c’è spazio solo per ciò che ha davvero importanza e ciò che resta lo avete scelto voi.

Nathalie Anne Dodd

Photo Credits  © Unsplash

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