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Una ricerca per coltivare il suolo della Luna

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10/06/2022

I risultati aiuteranno le future missioni spaziali e le aree della Terra a rischio

È possibile coltivare e rendere fertile il suolo lunare? 50 anni dopo i primi esperimenti delle missioni Apollo, gli scienziati dell’Università della Florida sono riusciti a far crescere delle piante di arabetta utilizzando campioni di suolo lunare. Il progetto fa parte dell’Apollo Next Generation Sample Analysis Program (ANGSA) per studiare i campioni restituiti dal programma Apollo prima delle imminenti missioni Artemis al Polo Sud della Luna.

L’arabetta (Arabidopsis thaliana) è una pianta originaria dell’Eurasia e dell’Africa della famiglia delle crocifere, come broccoli e cavolfiori. Le sue piccole dimensioni e la facilità di crescita la rendono il soggetto perfetto per essere un modello di ricerca in diversi settori della biologia vegetale. Il team di scienziati ha utilizzato come terreno di coltura la regolite raccolta durante le missioni Apollo, distribuendone un grammo per ciascun vaso e aggiungendo successivamente acqua e semi di arabetta. Siccome il suolo lunare è principalmente composto da frammenti rocciosi formatosi con l’impatto dei meteoriti, ogni giorno è stata aggiunta al terreno di coltura una soluzione di nutrienti così da incentivare il processo di crescita.

Dopo 20 giorni dall’inizio dell’esperimento, gli scienziati hanno sequenziato l’RNA delle piante, osservando come queste fossero effettivamente cresciute sotto stress, come se si trovassero in terreni ricchi di sale o metalli pesanti. Le piante presentavano una crescita rallentata e diverse deformazioni, come pigmentazione rossastra e radici rachitiche. Ma anche se le piante così ottenute non si sono dimostrate robuste come quelle coltivate sulla Terra, osservando come le colture hanno reagito alla regolite lunare il team spera in futuro di poter riuscire a trovare il modo di far crescere piante più ricche di nutrienti. I risultati di questa ricerca non solo aiuteranno le future missioni spaziali, permettendo agli astronauti di far crescere colture in condizioni ottimali anche al di fuori dell’orbita terrestre, ma forniranno dati utili per pensare a tecniche agricole innovative da utilizzare nelle aree con colture a rischio.

Francesco di Nuzzo

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