Una scoperta che potrebbe cambiare radicalmente la comprensione delle origini urbane di Sassari è emersa nel cuore del centro storico. Durante i lavori di ristrutturazione degli edifici dell’Amministrazione Centrale dell’Università degli Studi di Sassari, tra cui lo storico Palazzo Zirulia e l’ex Estanco in Piazza Università, gli archeologi hanno portato alla luce importanti testimonianze del passato cittadino, rimaste sepolte per secoli sotto le fondamenta. Le indagini, svolte sotto la stretta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Sassari e Nuoro, hanno rivelato strutture murarie medievali, canalizzazioni, impianti produttivi, discariche, sepolture e i resti di una possibile torre quadrangolare. Un patrimonio archeologico che, come sottolineano gli esperti, offre una nuova lettura sulla nascita e lo sviluppo del Collegio Gesuitico, nucleo originario dell’Ateneo turritano, e di conseguenza sulla storia urbana della città. A guidare le operazioni è la funzionaria archeologa Nadia Canu, con la collaborazione scientifica del prof. Marco Milanese, ordinario di Archeologia Medievale all’Università di Sassari. I lavori sono eseguiti dalla cooperativa Musarte, con la supervisione sul campo dell’archeologa Sara Solinas. Tra i ritrovamenti più significativi spiccano i resti di una cinta muraria medievale, documentata in due fasi costruttive distinte, e una struttura rettangolare con blocchi bugnati, forse la torre raffigurata nella celebre tavola storica di Enrico Costa del 1899. Accanto a questi, gli archeologi hanno individuato depositi funerari, testimonianza di un utilizzo dell’area a fini sepolcrali, e strati legati a lavorazioni artigianali, che suggeriscono un’intensa attività economica tra la fine del XV e il XVII secolo. In via eccezionale, l’area di scavo sarà aperta al pubblico nelle giornate di martedì 24 e mercoledì 25 giugno, dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 16, con accesso controllato in una sezione dedicata del cantiere. Un’opportunità rara per i cittadini e gli appassionati di archeologia per osservare da vicino un pezzo nascosto della propria storia. L’Università e la Soprintendenza hanno annunciato un piano congiunto di valorizzazione, che prevede pubblicazioni scientifiche e l’impiego di strumenti digitali d’avanguardia: modellazione 3D, proiezioni e video mapping per raccontare a un pubblico più ampio la storia sepolta nel cuore dell’università. Come ha dichiarato il prof. Andrea Fausto Piana, prorettore vicario dell’Ateneo, durante la conferenza stampa di presentazione (presenti anche la soprintendente Isabella Fera, il sindaco di Sassari Giuseppe Mascia e il dirigente dell’area appalti Simone Loddo): “Non è solo una scoperta archeologica, ma un’occasione unica per costruire un ponte tra passato e futuro, tra memoria e innovazione”.

Davide Mosca

Foto per gentile concessione dell’ufficio stampa dell’Università di Sassari

 

 

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