Veritas, cartoline da Venere
La Nasa alla scoperta del gemello perduto del pianeta Terra
«Immaginate la Terra». Inizia così il comunicato della Nasa per annunciare la missione Veritas, prevista per il 2026, alla scoperta di Venere e dei suoi segreti. Scopo principale della missione, rispondere a una semplice domanda: quanto è simile alla nostra Terra? Qualche punto in comune, in fondo, sembra esserci: il secondo pianeta del nostro sistema solare è poco più piccolo della Terra (95% del diametro, 80% della massa), entrambi hanno una superficie “giovane” con pochi crateri e una composizione chimica simile. Ma a ben vedere questo nostro fratello non ci assomiglia per niente, anzi non può essere più diverso: nubi di acido solforico oscurano il Sole, tutti gli oceani sono evaporati a causa della temperatura infernale di 500°C, la pressione atmosferica è così alta da ridurre i corpi a sottilette. Gli scienziati però ritengono che, in un passato molto remoto, quando il sistema solare era ancora giovane, Venere potesse essere molto più simile alla Terra di quanto si pensi. Ma cosa sia successo durante il suo ciclo evolutivo è ancora avvolto nel mistero. La precedente missione spaziale infatti, la Sonda Magellano in orbita su Venere fino al 1994, non disponeva delle apparecchiature adeguate a fornire dati certi sull’origine delle diverse peculiarità geologiche del pianeta.
Per questo Veritas – acronimo di Venus Emissivity, Radio Science, InSAR, Topography & Spectroscopy – è una delle quattro missioni proposte per il Programma Discovery della Nasa volte a trovare risposte a questi interrogativi, recuperando dati sulla geodinamica che ha modellato la superficie del pianeta. Il progetto sarà diretto dal Jet Propulsion Laboratory della Nasa e avrà l’appoggio, tra gli altri, anche dell’Agenzia Spaziale Italiana. «Venere è un cosmico dono del caso» ha riferito Suzanne Smrekar, ricercatrice principale di Veritas al JPL. «Ci sono questi due corpi planetari – Terra e Venere – che sono iniziati quasi allo stesso modo, ma hanno seguito due percorsi evolutivi completamente diversi, e non sappiamo perché». Quindi, per determinare l’evoluzione geologica del pianeta, la sonda sarà equipaggiata con un avanzato sistema radar – capace di generare mappe 3D – e con uno spettrometro ad infrarossi per il recupero delle informazioni. Potrà inoltre misurare il campo gravitazionale del pianeta in modo studiare la sua composizione interna. E grazie alla sua strumentazione, Veritas potrebbe fornire anche indizi preziosi riguardo l’evoluzione della nostra Terra e aiutarci così a comprendere meglio i pianeti rocciosi che orbitano altre stelle.
Le scoperte della sonda Veritas potrebbero quindi portare a una più ampia conoscenza della formazione dei pianeti e della loro eventuale abitabilità, attraverso l’osservazione e lo studio dell’attività vulcanica e della tettonica a placche di Venere. Inoltre, studiandone i vulcani e i loro processi geofisici, gli scienziati sperano anche di valutare il loro impatto sul clima del pianeta e, in questo modo, rispondere a un’altra domanda chiave: l’interno di Venere contiene ancora grandi quantità di acqua come quello della Terra? «Per svelare i misteri di Venere dobbiamo guardare al suo interno: è il motore per l’evoluzione geologica e atmosferica globale» ha ribadito Smrekar «Venere e la Terra sono fondamentalmente mondi unici, o le differenze tra questi ‘gemelli’ sono solo estetiche? Questa è la chiave per capire cosa rende abitabili altri pianeti rocciosi e, in definitiva, cosa li renda capaci di sprigionare la vita.». Se la missione andrà in porto, Veritas potrebbe così fare più chiarezza non solo su questo nostro “gemello” così diverso, ma anche sulla nascita e la formazione dei pianeti nell’universo.
Francesco di Nuzzo