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What bees see

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13/11/2019

Un poetico parallelismo tra la comunità delle api e l’uomo contemporaneo

“Come l’ape raccoglie il succo dei fiori senza danneggiarne colore e profumo, così il saggio dimori nel mondo”. – Buddha

Le api sono creature meravigliose, senza le quali il mondo della natura si fermerebbe in breve tempo e si prospetterebbero scenari drammatici.

La loro azione meticolosa e costante di impollinatrici consente la riproduzione delle piante e la varietà del mondo vegetale. La straordinaria capacità dell’ape di individuare a grande distanza un fiore è dovuta in massima parte alla sua vista, che ha una lunghezza d’onda compresa fra i 300 e i 650 nm: questo significa che non può vedere il colore rosso ma l’ampio spettro ultravioletto che a noi è precluso. Molti fiori hanno particolari gamme di ultravioletto che per le api sono estremamente attraenti. Queste zone a noi invisibili delimitano le aree di atterraggio per i piccoli insetti, indicando la zona dove si trovano polline e nettare, fondamentali per la loro esistenza, ma anche per l’impollinazione delle piante, e quindi per la nostra.  L’80% dell’impollinazione da parte degli insetti avviene proprio grazie alle api, che oltre a muoversi guidate dalla loro sensazionale capacità visiva, comunicano con un misterioso linguaggio del corpo, per scambiarsi vitali informazioni. Purtroppo veleni, pesticidi, campi magnetici e urbanizzazione selvaggia stanno mettendo a repentaglio la loro esistenza e il rischio di un’estinzione di massa è reale.

La straordinaria vista delle api è stata a lungo studiata dallo scienziato premio Nobel Karl von Frisch, che dimostrò come le api possano vedere i colori, e ispirandosi ai suoi studi l’artista Luca Caccioni ha realizzato la sua ultima mostra What Bees See, un’installazione site specific  presso la Galleria Vannucci  di Pistoia, dedicata agli esseri viventi che grazie alla contaminazione (impollinazione) vivono e danno vita al pianeta. Scrive la curatrice d’arte Silvia Evangelisti nel testo critico della mostra che “l’intento dell’artista non si fonda tanto su una concezione ecologica, ma piuttosto è sentito come ‘rappresentazione del mondo’, scegliendo l’arte come luogo privilegiato e alto in cui l’uomo può esprimere il proprio sentire, dove può cercare e trovare, poeticamente, il senso della propria umanità, del proprio presente e la memoria del passato. L’artista propone una sorta di poetico parallelismo tra la comunità delle api e la comunità dell’uomo contemporaneo. I preziosi insetti perdono l’orientamento a causa dei pesticidi e qualcosa di analogo accade a noi oggi, disorientati dalle infinite informazioni da cui siamo quotidianamente bombardati, dagli algoritmi del web che incidono sulle nostre scelte e le incanalano secondo calcoli matematici. Il fascino del ‘linguaggio’ delle api, le loro complesse danze finalizzate allo scambio di informazioni trovano nell’opera di Caccioni un racconto non verbale poetico e segreto”.

Luca Caccioni mette al centro della sua installazione questo mondo segreto ma fondamentale per la sopravvivenza del pianeta, e come recita una frase attribuita ad Albert Einstein: “Se l’ape scomparirà dalla superficie della terra, allora agli uomini rimarranno solo pochi anni di vita. Non più api, non più impollinazione, non più piante, non più animali, non più uomo”.

What Bee Sees, dal 29 Settembre al 17 Novembre 2019 presso la Galleria Vannucci Arte Moderna e Contemporanea, Via Gorizia 122 – 51100 Pistoia

 

Nathalie Anne Dodd

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