World Press Photo 2021, il fotogiornalismo alla Fondazione Sozzani
Per il 26° anno consecutivo la fondazione ospita l’edizione del concorso dedicato ai fotografi professionisti
Una foto coglie molte più sfumature di una pagina intera. A lui serve una semplice cornice per raccogliere in un solo istante le informazioni restituendole in una nuova forma. La lente, l’obiettivo, lo stile del fotografo, sono variabili che andranno poi a incidere sul risultato di una foto di qualità, come se fosse un racconto sul mondo. O, ancora meglio, un viaggio che il World Press Photo ha avuto il piacere di percorrere insieme alla Fondazione Sozzani per ben 26 anni. Chi si occupa di fotografia sa che è uno dei premi più conosciuti in campo giornalistico, giunto alla sua 64° edizione. Ogni anno apre le sue porte ai grandi professionisti del settore, che con la macchina fotografica hanno saputo offrire il proprio sguardo a servizio dei lettori. Lo fa dal 1955, contribuendo alla storia del fotogiornalismo grazie alla sua selezione di scatti e reportage di grandi autori che con estrema attenzione sono riusciti a mostrare un piccolo frammento di realtà con alta risoluzione di dettagli.
Per questa edizione del World Press Photo sono state prese in considerazione ben 74.470 fotografie di 4.315 autori. Immagini provenienti da oltre 130 Paesi compressi in una accurata selezione esposta alla Fondazione Sozzani. La giuria era composta dalla presidente NayanTara Gurung Kakshapati, fondatrice e direttrice della piattaforma photo.circle in Nepal, e da altri grandi esperti: Ahmed Najm (Metrography Agency); Andrei Polikanov (della rivista Takie Dela); Kathy Moran (National Geographic USA); Kevin WY Lee; Mulugeta Ayene; e Pilar Olivares (Reuters).
I giurati hanno premiato 45 fotografi in 8 diverse categorie divise tra “Foto dell’anno” e “Storia dell’anno” in Attualità, Notizie Generali, Spot News, Ambiente, Progetti a lungo termine, Natura, Sport e Ritratti. Ad aggiudicarsi il “World Press Photo of the Year” e il “World Press Photo Story of the Year” sono stati rispettivamente Mads Nissen con The First Embrace (che rappresenta l’abbraccio di un’anziana attraverso una tenda di plastica); e l’italiano Antonio Faccilongo con Habibi “amore mio” (che raffigura la resilienza del popolo palestinese). L’Italia è ben rappresentata in questa edizione. C’è Gabriele Galimberti, che ha ottenuto il riconoscimento nella categoria “Portrait – Stories” con The Ameriguns, un modo estramamente originale di raccontare il tema delle armi da fuoco negli Stati Uniti; e Lorenzo Tugnoli in “Spot News – Stories”, dove ha vinto grazie al reportage Port Explosion in Beirut sull’esplosione che ha lasciato un segno indelebile nella capitale libanese.
Riccardo Lo Re