Yves Saint Laurent, l’enfant prodige che bruciò le tappe verso il successo
«Il più grande couturier del mondo» ha cambiato i codici dell’abbigliamento femminile del XX secolo fin dalla sua prima sfilata, datata 1962
Sessant’anni dalla nascita della maison YSL. A Parigi, in rue Spontini, il 29 gennaio 1962 il ventiseienne Yves Saint Laurent presenta la prima collezione con il suo nome. Quel giorno, commentò Pierre Bergé, futuro socio e compagno dello stilista: «Yves vinse la sua prima battaglia. Capii allora che, come un generale, ci avrebbe guidato di vittoria in vittoria». Life lo descrisse come: «il miglior creatore dai tempi di Chanel», Le Figaro lo definì «il più grande couturier del mondo».
Visionario, incontenibile e coinvolgente Yves Saint Laurent non sfugge all’attenzione di Dior: siamo nel 1955 e a soli diciotto anni viene intercettato per diventare l’erede simbolico della maison. L’infarto di Christian Dior nel ‘57 sancisce l’esordio nel mondo della moda del talento di un giovane destinato a imporsi. Questo era Yves Mathieu-Saint-Laurent: un timido adolescente che si innamora di opere letterarie e delle riviste di moda di sua madre e diventa poi l’innovatore internazionale che nella sua collezione autunno-inverno 1966 crea una versione femminile dello smoking mentre dichiara: «Per me, niente è più bello di una donna che indossa un vestito da uomo».
Nato in Algeria il primo agosto 1936, figlio di un manager di una compagnia di assicurazioni e proprietario di una catena di cinema, da scolaro s’innamora del teatro e, nell’intera traiettoria della sua creatività, viene costantemente ispirato dall’arte di ogni epoca. I suoi abiti sono diamanti incastonati con cura nelle più importanti istituzioni della cultura cittadina.
Compagno di Pierre Bergé, fino al matrimonio celebrato l’ultimo anno di vita, il supremo couturier francese in lui non sceglie solo il socio o la mente imprenditoriale, ma il partner capace di creare e sostenere il suo genio perché spesso Yves rasentava la follia. È il trionfo della prima sfilata a stordire Bergé. Ma si incontreranno solo dopo qualche giorno durante una cena organizzata da Marie-Louise Bousquet, direttrice dell’edizione francese di Harper’s Bazaar.
Bergé e Saint Laurent avrebbero finito per formare una partnership unica che sarebbe servita come base per la casa di alta moda che avrebbero aperto nel 1961. Dall’anno seguente la Costa Smeralda inizia a diventare polo d’attrazione internazionale. Il jet-set internazionale si innamora della Sardegna e, mentre fasti e ricchezza fluiscono nell’isola dei misteri, Yves Saint Laurent rivela al mondo intero un nuovo spazio di architettura che pare molto attiguo al Paradiso. E la Costa Smeralda si fa motore di investimenti e in questa piattaforma di lancio gli interventi dei protagonisti della moda sono determinanti per il successo. Ne accendono le notti e le dimore in appuntamenti imperdibili per un jet set che sancisce le nuove regole, in un mercato trasversale in forte ascesa. Yves Saint Laurent ne custodisce una porzione, è una villa che si va ad aggiungere alla proprietà di Marrakech.
Tra i tappeti si srotola la trasgressione, tra i cuscini atterra un comfort che fa parlare in tutto il pianeta di Costa Smeralda come luogo perfetto d’ispirazione costante, insomma un sistema tellurico di una mondanità che si abbina precisamente al fascino di sua altezza della moda YSL, capace di sfornare a ripetizione collezioni haute couture che sono invariabilmente un successo.
Yves Saint Laurent e Bergé nel 1968 incontrano Andy Warhol: come Saint Laurent è un uomo timido, molto spirituale che con lui ha importanti affinità a cominciare dai rispettivi ruoli nel cambiare la moda e i valori del loro tempo. Nel 1972 Warhol dipingerà una serie di ritratti di Saint Laurent. Molto nasce nei primi anni Sessanta, anche la relazione tra Saint Laurent e Bergé è qualcosa che esplode incontrollabile e intensa, narrata nel film L’Amour Fou del 2010, girato da un giovane regista francese, Pierre Thorreton, che poco o niente conosce del pianeta moda, racconta un legame stretto a doppio filo e spiega perché Pierre Bergé, con un’asta epica, si sia disfatto del patrimonio artistico collezionato accanto a Yves Saint Laurent. Si stratifica la fragilità umana di una figura mitica, che nonostante le dipendenze da sostanze che accompagneranno la sua esistenza, come creativo ha saputo immediatamente mettere in campo un’autorità incontestabile.
Anna Maria Turra
Credits
- Evening gowns from the Autumn-Winter 1992 collection, created for the company’s 30th anniversary. In the background, Raoul Dufy’s fresco ‘La Fée Electricité’, 1937. Museum of Modern Art, Paris.
- The exhibition ‘Yves Saint Laurent Aux Musées’ was conceived and staged by the Fondation Pierre Bergé – Yves Saint Laurent. Ph. Nicolas Mathéus
- 1966, the arrival of the models at Amsterdam Airport for the presentation of the new collection at the Grand Gala du Disque. © Nationaal Archief,The Hague, Netherlands
- Yves Saint Laurent Mondrian Dresses, 1965. Ph. Eric Koch / Anefo © Nationaal Archief,The Hague, Netherlands