Zagato – 100 anni di stile e sport
Innovazione, soluzioni tecniche coraggiose e stilistiche uniche sono le caratteristiche di una delle più importanti carrozzerie italiane
La sua prima passione era il ciclismo. Poi la meccanica e i nuovi mezzi di locomozione. E Ugo Zagato fondatore dell’omonima carrozzeria, era disposto a tutto per soddisfarli. Anche ad emigrare. Con grande delusione della madre che per lui aveva pensato al seminario, per avviarlo a una più tranquilla e comoda vita e sicuramente più agiata di quella che una vedova con sei figli a carico poteva offrire a un ragazzo agli inizi del 1900 nel Veneto. Il rifiuto fu motivato anche dal fatto che all’epoca ai preti era vietato andare in bicicletta. Insomma, una persona che credeva fermamente in se stesso e disposto a lottare duramente per trasformare il realtà i suoi sogni. Chissà come sarebbe vita, se avesse scelto di assecondare i desideri della madre.
Nato a Gavello il 25 giugno 1890, – morirà a Terrazzano il 31 ottobre 1968 – sperduto paesino del Polesine, a 15 anni decide di mollare tutto e va a lavorare a Colonia, in Germania, dove viene assunto in una piccola azienda metallurgica per imparare l’arte del ‘motorismo’ – come si chiamava all’ora – e della carrozzeria da quelli che erano considerati i pionieri e i maestri del settore. Dopo circa quattro anni torna in Italia perché è arrivata la cartolina precetto che lo obbliga al servizio di leva, ma viene sorteggiato per quella ‘breve’ di 40 giorni. Terminata si trasferisce a Milano, ed è subito assunto, per l’esperienza maturata in Germania dalla Carrozzeria Varesina, realtà locale precedentemente produttrice di carrozze, convertitasi in automobilistica per soddisfare le nuove esigenze della nascente industria delle quattro ruote.
Affiancato dall’ingegnere Carlo Belli, alle competenze sui metalli e motori aggiunge quelle necessarie per le tecniche di disegno e assemblaggio di una carrozzeria, diventando ben presto capo officina. Durante la Prima guerra mondiale, lavora con una sua squadra per la Fabbrica Aeroplani Ing. O. Pomilio. Un passaggio fondamentale per il suo futuro sia sotto il profilo tecnico, sia sotto quello economico. Oltre a imparare molto sull’aerodinamica e sull’impiego delle leghe di metalli capisce anche come razionalizzare costi e produzione.
A guerra finita, nel 1919, ormai tecnico ricercato e ben pagato, con un gran capitale su cui contare, decide il grande passo e fonda a Milano, in via Ferrer, l’officina Zagato, destinata a diventare uno dei più ben nomi del design italiano nel mondo. La prima realizzazione è una carrozzeria che richiama la forma di una carlinga d’aereo applicata a un autotelaio con longheroni in legno di una Fiat 501. Nel 1922 arriva un modello completamente chiuso con una cerniera che apre una capote che non esiste, mentre è del ’24 quello con modanature terminanti nel posteriore in un bauletto e scomparsa della ruota di scorta a vista.
Quello che distingue le carrozzerie Zagato sono il design avanzato, la leggerezza e l’eccellente aerodinamica, frutto dell’esperienza maturata alla Pomilio, e la grande intuizione di abbandonare le strutture in legno per sostituirle con sagomate ed essenziali armature in acciaio, sormontate da leggere carrozzerie in alluminio. Il vero successo arriva con le varie Alfa Romeo trasformate in opere d’arte assolute, come la 6C 1500 Compressa del 1929, l’auto preferita da Tazio Nuvolari, nata dall’incontro con l’ingegnere Vittorio Jano che condivide con Zagato la passione per l’estetica e la meccanica, partnership e amicizia destinata a dare ancora frutti nel futuro.
Seguiranno la 6C 1750 nel ’32 e, due anni dopo, la 8C 2300. Nel frattempo, Ugo Zagato si sposa e nascono due figli, Elio e poi Gianni, destinati entrambi a seguire le orme del padre, dapprima lavorando assieme a lui e poi proseguendone l’attività. Le auto di Zagato diventano un must per gli appassionati dell’automotive e gli sportivi, e partecipano con successo a varie Mille Miglia, vinte per tre volte consecutive con un’Alfa Romeo modello 6C Sport.
Le ‘trovate’ usate sono tecniche ed estetiche. Grazie all’uso di materiali più leggeri e resistenti le 1500cc di Zagato passano dalle due tonnellate delle concorrenti a soli ottocento chili. Hanno fanali raccordati con la carrozzeria, girevoli, cerchi forati e, soprattutto una maggior superficie delle vetrate per dare più luce e bilanciare meglio il rapporto masse piene e vuote. Durante la Seconda guerra mondiale la Zagato si converte alla produzione di veicoli militari, come i camion Isotta Fraschini, ma nel 1943, dopo un bombardamento degli anglo-americani lo stabilimento è distrutto. Zagato non si perde d’animo e decide di ripartire da zero.
Nel ’46, mentre continua a produrre versioni civili degli Isotta Fraschini a cui riserva nuove soluzioni, come la cabina avanzata, riprende a lavorare sulle auto, fra cui la nuova Topolino e l’inedita 1100, anche in un’interessante versione ‘Panoramica’, stella del Salone dell’Auto di Milano nel 1947 per le scelte innovative, come la scomparsa delle maniglie sulla fiancata a filo con la carrozzeria. Seguiranno altri modelli, e non solo italiani. La Mg, per esempio, chiede di lavorare sul suo modello 1400. Nel frattempo, il figlio Elio, entrato in azienda, si lancia nelle corse e con una Zagato Testa d’Oro nel 1949 vince il Giro di Sicilia in coppia con Gastone Puma. Seguiranno diverse soddisfazioni e vittorie fino a un tremendo incidente che mette fine alla sua carriera di pilota. Le vittorie continuano comunque ad arrivare grazie ad altri, come Juan Manuel Cangio con la Alfa 159GP. Una tra le più amate da Elio, oltre alle Ferrari, è una poderosa Fiat 8V; l’auto dal 1951 al 1959 si aggiudicherà ininterrottamente la categoria 2 litri. E proprio con un modello di V8 nel 1955 Elio vincerà anche il GP dell’Avulsa precedendo due Alfa Romeo.
Proprio in quegli anni nascono alcune delle più belle Gran Turismo Zagato, che adesso, grazie all’idea del secondogenito Ugo, ha trovato anche un logo per distinguersi meglio, una semplice ‘Z’ diventato un riconoscibilissimo, particolare e rivoluzionario marchio di fabbrica. Sono gli anni delle Maserati, della Ferrari 250GT 1956, della Lancia Appia GTE e della Bristol 406 GT del 1959, soli 6 vetture, e capolavori come l’Aston Martin DB4 GT e della Giulietta SZ, nata per un caso fortuito: dopo aver distrutto durante le Mille Miglia del 1956 la sua Giulietta Sv, Dore Soletto di Piolo, amico di famiglia dei Zagato, chiede un’altra vettura dalla caratteristiche simili. Prima arriverà la SVZ a struttura in tubi di alluminio e poi la SZ. Da lì in poi le richieste di collaborazione aumentano esponenzialmente. Sia per prototipi e progetti, per esempio la AC378GT del 2012, sia per modelli da commercializzare o per pochi e sezionati clienti, come la Aston Martin Vantage, soli 50 esemplari. E saranno Lamborghini, Nissan, Bentley, fra cui le nove GTZ, Porsche e Maserati alcuni dei marchi che richiederanno il ‘tocco Zagato’ che, dopo la scomparsa del fondatore ne 1968 continuerà a perpetuare lo stile che ha contraddistinto la ‘Z’ fin dall’inizio. Una storia che prosegue ancora oggi. Anche con le due ruote, ad esempio la MV Agusta F4Z del 2016.
Fabio Schiavo